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Anno 2000: una Babilonia di informazioni

10 ANNI A TANZI, IL CAPRONE ESPIATORIO DI COLLECCHIO – È POSSIBILE CHE UN UOMO SOLO, PER QUANTO SCALTRO, ABBIA POTUTO CREARE UN BUCO DA 14 MILIARDI €? – ASSOLTE TUTTE LE BANCHE – PER GLI OBBLIGAZIONISTI TRUFFATI, ADDIO RISARCIMENTO…

Il gruppo Parmalat ancor prima che un’azienda lattiera è stato – tra la metà degli anni ’90 e il 2003, fino al momento della bancarotta -una delle principali fabbriche internazionali di titoli tossici. Nella requisitoria al processo per aggiotaggio, conclusosi con la condanna di Calisto Tanzi a dieci anni di reclusione e il proscioglimento di tutti gli altri imputati, il pubblico ministero Francesco Greco aveva fatto l’elenco delle operazioni-spazzatura che le più grandi banche d’investimento del mondo avevano cucito addosso come una camicia di forza alla Parmalat di Calisto Tanzi: cartolarizzazioni, credit default swap, convertibles notes, veicoli speciali, lease back finanziari e chi più ne ha più ne metta.

 

Ne era emerso un quadro devastante: negli ultimi anni prima del default il gruppo di Collecchio aveva concluso in media un’operazione di debito al mese di importo pari o superiore ai 100 milioni di euro con costi per commissioni e interessi molto gravosi che il commissario straordinario Enrico Bondi, nella relazione sulle cause dell’insolvenza, aveva quantificato, appena dopo il dissesto, in oltre 5 miliardi di euro. Ma tutto questo non è bastato a dimostrare l’aggiotaggio e ora manda a casa assolti, chi con formula piena chi per prescrizione del reato, i dirigenti italiani di Bank of America (BofA), l’istituto maggiormente chiamato in causa nel crack, insieme a Citigroup.

 

 

Francesco Greco

Da questo punto vista, al di là della condanna esemplare ma prevista di Tanzi, l’esito del processo è per l’accusa e per i risparmiatori una doccia fredda. Lo è per la Procura, che dopo la depenalizzazione del falso in bilancio aveva scelto di imperniare l’impianto accusatorio sul reato di aggiotaggio. Per di più essa ha visto cadere in prescrizione, a causa della Cirielli, l’evento che a suo giudizio avrebbe potuto inchiodare i dirigenti di Bank of America: l’aumento di capitale di Parmalat Brasil del 1999. Maè una sconfitta anche per le migliaia di obbligazionisti truffati.

 

In mancanza di un responsabile civile, non hanno più su chi rivalersi. Ed è una sconfitta anche per la nuova Parmalat, le cui quotazioni erano cresciute nell’attesa dei grandi risarcimenti che sarebbero potuti venire dai processi e in particolare dai processi contro le banche. Ora questa sentenza rischia di rimettere in forse ciò che fino a qualche mese fa poteva darsi per scontato.

 

Soprattutto rischia di rimettere in forse l’esito dei processi che sono da poco cominciati a Parma, l’altro fronte “caldo”, in cui siedono sul banco degli imputati, accusati di bancarotta fraudolenta o concorso in bancarotta, lo stesso Tanzi e gli stessi ammini-stratori, revisiori, manager bancari, banchieri che il Tribunale di Milano ha prosciolto o che col Tribunale di Milano hanno deciso di patteggiare.

 

Il confronto giudiziario si sposta adesso a Parma. Si preannuncia durissimo per la Procura del capoluogo emiliano, che ha fatto di tutto per evitare la grande ammucchiata, il maxiprocesso chiesto dalla difesa di Tanzi, che avrebbe dilatato oltre modo i tempi processuali e portato i reati in prossimità della prescrizione. Si vedrà nel 2009, quando i dibattimenti in corso a Parma entreranno nel vivo, se la scelta dell’accusa di spezzettare in vari rivoli l’inchiesta per bancarotta sarà quella vincente.

 

 

Enrico Bondi

Se da un lato ai Pm di Parma non rimaneva altra scelta data la vastità e la complessità delle indagini, dall’altro è indubbio che un processo spezzatino decontestualizza i reati, annacqua certe posizioni processuali, soprattutto quelle dei banchieri, e rischia di ridurre la più grande bancarotta industriale d’Europa e forse del mondo in un imbroglio da ragionieri di provincia.

 

Ma il crack Parmalat non è niente di tutto questo: è una vicenda che chiama in causa, accanto a primarie banche europee e italiane, le più grandi investment bank del mondo, quegli stessi colossi del credito che in questi mesi sono stati abbattuti dalla più grave crisi finanziaria dell’era moderna.

 

 

Ora, è possibile che un uomo solo, per quanto scaltro, abile, svelto, spregiudicato, abbia potuto creare un buco da quasi 14 miliardi di euro? Perché è questo il punto dolente della sentenza di Milano. L’idea che emerge dopo la lettura del verdetto è che del dissesto della Parmalat vi sia un unico responsabile: Calisto Tanzi. E che tutte le altre siano state figure di contorno, personaggi minori. Ma non è così.

 

Semmai è vero il contrario: Tanzi e suoi sodali, come il burbero direttore finanziario della Parmalat, Fausto Tonna, da un certo punto in avanti agirono come marionette, come ombre sullo sfondo, manovrate da banche ingorde che dai “servizi” prestati alla Parmalat hanno ricavato commissioni, interessi ed altro per miliardi e miliardi di euro.

 

La favola che le banche abbiano agito inconsapevolmente, che anzi siano rimaste truffate da Tanzi, non regge nemmeno dinanzi a una sentenza che manda prosciolti tutti a casa. Mai nessuna banca si accorse che Parmalat Spa aveva crediti pari a diverse volte il suo giro d’affari, che nel bilancio consolidato figuravano almeno un centinaio di società domiciliate nei più oscuri centri finanziari offshore, che una società che dichiarava in bilancio oltre 4 miliardi di euro di liquidità continuava a sfornare obbligazioni e a pagare interessi salatissimi.

 

Senza le coperture, la poderosa rete di connivenze ad altissmo livello che Tanzi aveva creato intorno a sé e intorno al gruppo già prima della quotazione in Borsa del 1990, l’azienda non avrebbe mai potuto sopravvivere fino al 27 dicembre 2003, quando ne fu ufficialmente dichiarata l’insolvenza. Non si passa indenni per Tangentoli se non si gode delle protezioni giuste. Eppure, tra il 1992 e il 1994, quando l’inchiesta ” mani pulite” era entrata nel vivo, il cavalier Tanzi aveva continuato a godere di grande reputazione.

 

 

Fausto Tonna

Il giudice Domenico Truppa, che ha condotto l’udienzapreliminare del troncone principale del processo per bancarotta a Parma, ha stabilito che il dissesto del gruppo Tanzi è risultato visibile a partire dal 1993, ossia in piena era di Tangentopoli. Come mai, allora, i nomi della Parmalat e di Tanzi non vennero mai fuori in quegli anni? Non è facile rispondere a questa domanda. È però un fatto che alle spalle di Tanzi agivano forze potenti.

 

Dov’era la Procura di Parma nel 1997 quando un onesto tecnico della città, Mario Valla, aveva accertato, con una perizia commissionata dal medesimo ufficio giudiziario, che il gruppo Tanzi era talmente indebitato da rischiare il dissesto e che senza il sostegno delle banche sarebbe crollato? Dov’era la Guardia di Finanza di Bologna? Perché nel corso dei suoi accertamenti non scoprì mai la “fabbrica dei falsi” che Tanzi e Tonna avevano impiantato a Collecchio? Come mai l’allora capo delle Fiamme Gialle, Nicolò Pollari, incontrava spesso Sergio Piccini, l’ex sindacalista della Cisl cui Tanzi aveva affidato la responsabilità delle relazioni istituzionali e che dal suo ufficio di Roma teneva i contatti e elargiva denaro a partiti e uomini politici?

 

Che ci facevano in Parmalat, inseriti in posizioni dirigenziali, ex graduati della Guardia di Finanza e personaggi come Romano Bernardoni, successore di Piccini, a sua volta in buoni rapporti con l’entourage di Pollari? Come mai a casa di Tanzi si svolse almeno una riunione preparatoria della riforma concordataria a cui parteciparono l’allora segretario del Psi, Bettino Craxi, e l’allora segretario di Stato Vaticano, Agostino Casaroli, gli stessi che avrebbero sottoscritto il 18 ottobre 1984 il nuovo accordo tra Chiesa e Stato?

 

È vero che nelle ore successive al dissesto un camion che trasportava oggetti di valore partì dalla villa del Cavaliere diretto a Roma, Oltretevere? Domande senza risposta. Che, a maggior ragione dopo la sentenza di ieri, fanno della Parmalat uno dei casi più oscuri della storia economica di questo Paese.

dicembre 20, 2008 Posted by | Uncategorized | Lascia un commento

RAI, SCOPPIA LA BOMBA NEWCO

Non c’è pace per la Rai. In attesa dei cambiamenti ai vertici che arriveranno tra qualche mese, sono le proteste sindacali a tenere banco a viale Mazzini. Dopo lo sciopero dei montatori ecco che scoppia un’altra vertenza sindacale. Il Libersind ConfSal, sindacato autonomo tra i più diffusi, ha reso noto un comunicato, fatto recapitare alla commissione di monitoraggio della presidenza del consiglio dei ministri. Nel mirino del documento c’è l’operato della NewCo-RaiInternational, la struttura che viene etichettata come la società dei generali, con poca truppa ma con molti dubbi e costi. Secondo la nota accusatoria si è in pratica davanti all’ennesimo sperpero di denaro. La NewCo ha il compito di intraprendere la strategia vincente per commercializzare il segnale di RaiInternational nel globo.

All’inizio del 2008 l’emittente degli italiani nel mondo viene irradiata via satellite e viene ricevuta gratis dagli utenti muniti di antenna parabolica, quindi anche in Italia e in Europa, e finisce nel bouquet di Sky Italia. Passano appena pochi mesi e il 15 aprile del 2008 il segnale per l’Italia e l’Europa viene spento. Nel mirino il palinsesto e la programmazione di RaiInternational, venutisi a scontrarsi con gli interessi economici della piattaforma di Murdoch. In pratica RaiInternational mandava in diretta Ballarò e Annozero, facendo saltare dalla sedia il marketing di Sky che manda in onda gli stessi programmi in differita su Raisat, con pacchetti mirati. Come facciamo a vendere gli abbonamenti se i programmi vengono irradiati prima da un’altra emittente Rai che trasmette sulla stessa piattaforma? Si sono chiesti i venditori e presto la programmazione di RaiInternational è finita sotto accusa. Da lì a poco il segnale si è spento.

Quanto è costato tutto questo meccanismo «vuoto a perdere»? Si chiedono i sindacati. Alla luce del fatto che nel piano industriale sono previsti tagli e ridimensionamenti di strutture e personale. Secondo il Libersind anche il logo che ha fatto cambiare il nome al canale (RaiItalia), realizzato su richiesta dei vertici della NewCo, è da considerarsi come un ulteriore sperpero di denaro. «Costi a carico di tutti, vantaggi a carico di pochi» è lo slogan coniato, per l’occasione, dai sindacalisti che hanno denunciato quest’altra cloaca e i responsabili. Quanti soldi si sono spesi per allestire la struttura, logo compreso? Non è escluso che i sindacati possano fare causa alla Rai.

Maggio 2, 2008 Posted by | Uncategorized | , , , | Lascia un commento

ALIERTA NOMINA “AMBASCIATORE “ DI TELEFONICA IL PORTAVOCE DI AZNAR, ZAPLANA, AMICO DEL CAV – IL RITORNO AL POTERE DI BERLUSCONI PUÒ PROPIZIARE RIBALTONI AI VERTICI DI TELECOM

Non c’era ieri mattina Eduardo Zaplana, da martedì scorso ambasciatore per l’Europa di Telefónica, all’incontro madrileno in cui i suoi capi (il presidente Cesar Alierta ed il numero 2 Julio Linares) hanno delineato con il vertice di Telecom (il presidente Gabriele Galateri e l’ad Franco Bernabé) il futuro della alleanza strategica iniziata l’anno scorso tra le due compagnie. La ragione? Deve ancora firmare il contratto.

Ma la sua carica, creata ex novo da Alierta e per cui ha abbandonato a sorpresa la politica, la dice lunga sull’interesse della holding spagnola per Telecom e, forse, anche per i futuri assetti della compagnia italiana. «Un politico per trattare con Berlusconi», sintetizza il quotidiano filo-socialista El País.

Del summit non è trapelato nulla. «Non siamo abituati a commentare alcunché delle nostre riunioni interne», dichiara in serata alla Stampa un portavoce di Teléfonica. Peró tutta la stampa spagnola è unanime: il principale compito di Zaplana, 52 anni, uno dei leader storici dei popolari (centro-destra) dell’ex premier Aznar, ex ministro del Lavoro, portavoce del Governo e capogruppo alla Camera, ex presidente della regione di Valencia dal ’95 al 2002, sarà quella di usare le sue relazioni politiche e personali per spianare il cammino di Alierta.

Il primo incontro tra Berlusconi e questo avvocato liberal, con il pallino della moda e dell’abbronzatura, risale al 2001: finale di Champions League tra il Valencia ed il Bayern a Milano. Zaplana condivideva il palco d’onore col presidente del Milan.

Ma l’ambasciatore europeo di Alierta (nominato da Aznar, grande amico di Berlusconi), che adesso intascherà 1 milione di euro all’anno contro i 3 mila che guadagnava da deputato, conosce bene pure Roberto Maroni e Agag, genero di Aznar, e Briatore. L’ambasciatore di Alierta, per il momento, entra nei cda di Telefónica O2 Europe e Teléfonica Repubblica Ceca ma secondo l’autorevole e conservatore Abc, presto forse metterà un piede anche in quello di Telecom al posto di Linares. Il ritorno al potere di Berlusconi, scrive l’Abc, può propiziare ribaltoni ai vertici di Telecom.

Gian Antonio Orighi, La Stampa

Maggio 1, 2008 Posted by | Uncategorized | , , , , , | Lascia un commento

Bonolis a scrocco

L’altra sera, al pariolino Jeff Blynn’s, Paolo Bonolis, Cesare Lanza, cast e maestranze, si sono attovagliati per la consueta cenetta di fine produzione del programma “Il senso della vita”, che aveva appena ospitato una scoppiettante intervista al futuro sposo Flavio Briatore (ha parlato delle prossime nozze con la sexy Elisabetta Gregoraci con aria mesta manco dovesse andare al patibolo invece che all’altare). Chi ha pagato il conto della scorpacciata al Jeff? Marco Odoni, il produttore Mediaset del programma. Quando tutti l’hanno capito, dopo essersi informati bene, hanno iniziato a ordinare bottiglie di champagne millesimato a gogò. Per la gioia del proprietario del locale, Vincenzo Covone.

Maggio 1, 2008 Posted by | Uncategorized | | Lascia un commento

Cecchi Gori festeggia i 67

Vittorio Cecchi Gori ha festeggiato ieri sera al Rhome con pochi intimi i suoi 67 anni, compiuti il 27 aprile. Come regalo, gli amici gli hanno presentato la bellissima Eugenia Kucher, morona che sgambetta a “Buona Domenica”. La ragazza ha fatto subito colpo su Vittorione, deciso a scaricare la sua ultima fiamma, la bionda Daniela Polerckà – conosciuta durante i festeggiamenti per Valentino a Roma. La cecoslovaccona, intima amica anche di Silvio Berlusconi, è un po’ troppo misteriosa e sparisce spesso per andare alle feste, senza avvisare Vittorio. Che queste cose, si sa, non le tollera.

Maggio 1, 2008 Posted by | Uncategorized | | Lascia un commento

Quanto guadagnano i Vip?

Ecco i dati sulle dichiarazioni dei redditi tutti quelli che è stato possibile scaricare, prima dello stop imposto dal collasso dei computer dell’Agenzia delle Entrate e dal «niet» del Garante della Privacy Pizzetti.

Bisogna ricordare che si tratta dei redditi percepiti nel 2005 e dichiarati nel 2006 con nome, reddito dichiarato e imposta pagata: la differenza dà il reddito netto. Non sono conteggiati, naturalmente altri tipi di reddito come quelli provenienti da azioni o altri titoli (obbligazioni, Bot, Cct, fondi) per i quali c’è una differente tassazione e non vanno denunciati nella dichiarazione dei redditi

A

Abete Luigi

661.445

275.811

Acampora Giovanni

1.813.302

770.524

Accorsi Stefano

155.183

57.296

Adinolfi Mario

8.342

1.919

Albertazzi Giorgio

460.485

289.367

Alberti Barbara

99.508

34.079

Amendola Claudio

1.862.286

790.901

Amendola Gianfranco

171.891

64.981

Ammaniti Niccolò

408.009

162.694

Angiolini Ambra

141.344

51.778

Angioni Franco

261.341

86.214

Anselmi Giulio Enrico

278.366

109.994

Aquilani Alberto

411.973

167.828

Arbore Lorenzo

1.036.407

434.471

Arcuri Manuela

167.427

62.107

Arena Raffaele

342.585

138.702

Argento Dario

123.414

42.039

Armani Giorgio

44.963.206

19.324.096

Aspesi Natalia

375.862

151.802

Augias Corrado

481.379

198.383

B

Baglioni Claudio

1.407.932

595.736

Baldassarre Antonio

371.538

151.151

Barbareschi Luca

504.307

207.598

Barbarossa Luca

46.269

11.613

Barilla Luca

1.472.549

624.341

Bassolino Antonio

144.757

53.636

Beck Heinz

99.279

33.340

Belleri Giuseppe

187.546

69.045

Belpietro Maurizio

601.810

249.992

Benetton Luciano

1.635.722

694.750

Benigni Roberto

3.580.995

1.529.708

Beretta Maurizio

577.251

237.699

Berlinguer Biancamaria

97.059

33.243

Berlusconi Marina

6.265.497

2.684.936

Berlusconi Silvio

28.033.122

12.038.818

Bernabè Franco

2.083.075

884.268

Bernabei Ettore

185.609

71.202

Bernabei Matilde

247.523

97.394

Bertelli Patrizio

5.175.898

2.216.154

Bettega Roberto

1.235.235

522.201

Bevilacqua Alberto

188.107

71.029

Biancheri Chiappori

562.500

232.951

Bignardi Daria

572.760

237.335

Biscardi Aldo

786.211

329.066

Bisio Claudio

2.299.611

974.608

Boglione Marco

752.240

314.757

Bolaffi Alberto

1.040.954

439.000

Bollino Carlo Andrea

226.937

88.379

Bombassei Alberto

112.873

39.688

Bompiani Adriano

160.424

60.280

Bonanni Raffaele

71.593

21.785

Bonelli F. Nicola

10.944.168

4.689.983

Bonetti Fabio

577.001

238.708

Boniek Zbigniew

96.154

32.768

Bonifaci Domenico

552.426

222.804

Bonito Oliva Achille

428.476

175.210

Bonolis Paolo

3.860.759

1.650.651

Bonsignore Vito

1.852.219

785.270

Borghese Alessandra

12.765

2.935

Borgna Giovanni

186.631

70.691

Borrelli Francesco Saverio

153.353

57.065

Bova Raoul

621.706

258.179

Bracco Diana

2.942.588

1.255.211

Brachino Claudio

163.007

60.837

Branca Giuseppe

1.292.140

545.112

Brancoli Rodolfo

105.363

36.373

Braschi Nicoletta

1.699.365

717.392

Briglia Roberto

999.988

419.326

Brindani Umberto

499.569

205.806

Britti Alessandro

238.584

93.981

Busi Maria Luisa

102.004

35.251

Buy Margherita

113.925

37.945

C

Cairo Urbano

1.009.654

425.377

Calabrese Pietro

716.760

299.352

Caltagirone Azzurra

320.274

129.108

Caltagirone Francesco

1.566.682

664.738

Camilleri Andrea

1.492.453

629.886

Camoranesi Mauro

3.815.603

1.631.983

Campedelli Luca

90.937

30.739

Canalis Elisabetta

377.504

152.939

Canzio Mario

308.345

122.398

Capello Fabio

7.615.117

3.263.393

Caracciolo Marella

1.065.113

449.389

Cardia Lamberto

643.850

265.325

Carelli Emilio

450.459

179.183

Carnevale Corrado

192.112

73.987

Carretta Raffaela

125.330

43.758

Cavalli Roberto

1.516.908

641.540

Cenci Tomaso

948.489

399.113

Chiambretti Piero

457.617

188.165

Chiomenti Filippo

161.309

59.025

Cimminelli Francesco

1.313.701

556.281

Colao Vittorio

1.471.049

621.421

Colombo Gherardo

146.756

51.203

Confalonieri Fedele

4.482.521

1.916.240

Conti Carlo

988.640

413.471

Costacurta Alessandro

2.362.872

1.007.134

Costanzo Maurizio

4.290.152

1.833.121

Cremonini Cesare

3.300.461

32.299

D

Dalla Lucio

1.322.070

556.025

D’Amato Antonio

2.804.210

1.196.166

Davids Edgar

5.636.720

2.415.179

De Benedetti Carlo

3.301.803

1.405.197

De Filippi Maria

3.986.027

1.702.617

De Rossi Daniele

2.148.030

914.798

Del Debbio Paolo

647.809

267.968

Del Piero Alessandro

9.253.388

3.968.898

Del Vecchio Leonardo

4.584.618

1.962.776

Di Molfetta Molfetta

718.905

299.875

Dolce Domenico

29.708.241

12.760.958

Domenici Leonardo

159.944

59.406

Donadoni Roberto

416.390

169.771

Doni Cristiano

1.381.716

585.001

Donizzetti Mario

84.279

28.032

E

Eco Umberto

2.128.419

906.213

Elkann John

1.993.528

848.562

Erede Sergio

11.695.427

5.019.051

F

Fabiani Alessia

99.495

32.900

Faissola Corrado

1.471.576

620.284

Feltri Vittorio

589.726

244.972

Ferilli Sabrina

423.829

172.811

Ferrante Bruno

96.344

32.719

Ferrara Ciro

2.130.637

904.194

Ferro Tiziano

1.169.805

492.720

Fiacchini (Zero) Renato

785.001

328.240

G

Gabbana Stefano

29.651.255

12.734.013

Galateri Gabriele

2.358.469

998.377

Gattermayer Michela

180.629

69.060

Gattuso Gennaro

5.085.161

2.177.598

Gianni Francesco

6.600.393

2.828.816

Giorgianni Elvira

193.090

74.067

Gnocchi Laura

268.901

106.160

Gori Giorgio

414.534

169.264

Grande Stevens

6.812.512

2.919.817

Grasso Aldo

216.145

83.476

Greggio Ezio

1.532.368

650.308

Grillo Giuseppe

4.272.591

1.823.010

Grippo Eugenio

1.499.228

635.381

H

Hamaui Daniella

365.235

148.070

I

Insinna Flavio

367.595

149.211

Inzaghi Simone

2.541.844

1.078.560

L

La Rosa Anna

329.588

131.385

Lambertucci Rosanna

96.653

88.265

Laporta Gabriele

211.833

81.699

Laregina Adriano

189.377

69.243

Latella Maria

277.386

110.180

Lazzaro Tullio

172.277

65.125

Ligabue Luciano

792.243

331.765

Lippi Marcello

1.905.427

810.458

Littizzetto Luciana

1.824.084

775.441

M

Magnini Filippo

121.220

47.595

Maldini Paolo

9.287.636

3.984.779

Mannheimer Renato

180.588

66.179

Marcegaglia Emma

238.198

74.648

Marchetti Piergaetano

3.795.906

1.621.365

Marinella Maurizio

142.964

52.456

Mauro Ezio

463.695

180.925

Mazzoni Alberto

1.346.851

570.421

Mazzuca Giancarlo

221.362

84.550

Mieli Paolo

689.437

286.513

Moggi Luciano

2.356.659

1.003.815

Montanari Vera

616.014

253.674

Montero Paolo

3.532.203

1.510.237

Moratti Massimo

19.973.080

8.578.248

Moretti Giovanni

71.843

23.006

Mosca Monica

122.447

44.042

Muccino Gabriele

28.389

3.492

Muccino Silvio

269.290

107.007

N

Napoletano Roberto

336.165

135.012

Nardulli Giovanni

1.935.819

817.172

Natuzzi Pasquale

481.589

178.778

Negri-Clementi Antonia

142.104

51.054

Negri-Clementi Gianfranco

3.081.292

1.313.953

O

Olivera Da Rosa Ruben

1.746.023

742.064

Orfeo Mario

229.802

89.960

Oriali Gabriele

1.318.760

558.052

P

Padellaro Antonio

211.793

81.938

Papetti Roberto

158.066

59.358

Patruno Pasquale

139.333

51.303

Pedersoli Alessandro

3.236.064

1.380.855

Pedersoli Antonio

1.897.370

806.785

Pedersoli (Bud Spencer) Carlo

2.716.573

1.158.781

Pedersoli Giovanni

933.081

388.802

Pesenti Pigna

758.655

317.612

Prada Bianchi

5.128.995

2.195.464

Punzo Giovanni

7.406.524

3.175.555

R

Rivera Giovanni

204.987

77.402

Romagna Manoja

226.510

87.569

Romano Massimo

166.101

57.382

Rossella Carlo

808.358

338.879

Rossi Guido

3.064.091

1.308.618

Rosso Renzo

20.278.343

8.709.855

S

Saccà Agostino

617.029

256.549

Santoro Michele

118.752

42.146

Sanzotta Giuseppe

151.563

56.562

Saravalle Alberto

2.145.008

907.100

Savino Nicola

201.647

75.995

Scalfari Eugenio

418.585

171.382

Scavolini Valter

567.546

235.435

Seghetti Roberto

103.393

35.604

Sgarbi Elisabetta

141.938

50.678

Signorini Alfonso

410.687

164.943

Spinelli Aldo

567.399

235.296

Sutti Alfredo

1.850.299

784.959

Sutti Stefano

244.646

96.510

T

Tatangelo Anna

47.133

13.745

Thuram Julien

7.582.195

3.251.618

Toffoletto Alberto

1.131.572

475.442

Toffoletto Franco

784.224

327.745

Tonucci Mario

1.046.730

439.282

Totti Francesco

10.085.431

4.327.880

Travaglio Marco

282.280

111.982

Trezeguet David

9.256.416

3.971.533

Tronchetti Provera Marco

8.159.500

3.495.588

V

Vaccari Lanfranco

269.679

107.197

Vallino Fiorenza

202.590

78.504

Ventura Simona

1.977.193

710.727

Veronesi Alessandro

64.011

20.234

Veronesi Umberto

1.784.502

749.024

Versace Donatella

2.208.865

922.063

Versace Santo

1.811.807

769.816

Vieri Christian

22.428.956

9.635.596

Visco Vincenzo

130.394

42.245

Vitagliano Costantino

463.785

189.886

W

Winteler Daniel

5.229.471

2.239.462

Maggio 1, 2008 Posted by | Uncategorized | , , | 2 commenti

CARO BEPPE, HAI QUALCOSA DA NASCONDERE?

Nella sua Genova direbbero che «o meize de ciòule o ven pe tutti». Il periodo delle cipolle (e quindi delle lacrime) viene per tutti. Anche per Beppe Grillo, più abituato a sudare che a piangere. Per mandare in crisi il governo ombriciattola di Savonarola è bastato poco: giusto l’ennesimo intervento sul sito. Che stavolta però ha raccolto ben pochi proseliti tra gli adepti dei «vaffa» e che rischia di diventare un boomerang tra quanti già contestavano al comico l’invito all’astensione in occasione delle elezioni politiche.

Tutto nasce dalla presenza del reddito di Grillo nella tabella pubblicata da Italia Oggi: nel 2005, nelle sue tasche sono finiti 4.272.591 euro. Come Maurizio Costanzo, il triplo di Caltagirone, più di quanto dichiarato da Santo e Donatella Versace insieme. Vuoi per l’attenzione molto zeneize alle palanche, vuoi per un’improvvisa passione per la privacy dopo mesi di strali contro i truffatori, fatto sta che Grillo si indigna: «È una follia. Dopo l’indulto, questo ex governo di imbelli, presuntuosi e deficienti fornisce ai criminali le informazioni sul reddito dei contribuenti. Pagare le tasse così è troppo pericoloso, meglio una condanna per evasione fiscale. Scriviamo a Tremonti perché ristabilisca le regole».

Insomma, fuoco e fiamme contro l’operazione trasparenza, tacciata di fomentare «odi familiari», «rapine in villa» e racket. Fuoco e fiamme spente tuttavia dai suoi discepoli, allibiti, delusi o adirati. «La mafia non ha bisogno di internet – scrive Stefano Alimonti -. Caro Beppe, hai qualcosa da nascondere? ». E ancora Fabio: «Devi fare il bastian contrario anche quando ci sono aperture sulla trasparenza? La gente poi si stanca. Anche di te». E Francesco: «Vogliamo la libertà di informazione? Questa era la volta giusta. Hai sbagliato». Quel che secca ai grillini è che da lui, censore del malcostume, ci si aspettava un plauso all’apertura. Invece, ecco che Grillo si avvita sul suo livore e strepita.

E stupisce anche i più affezionati, come Mauro: «Io ho partecipato ai V-Day e che Grillo guadagni 4 milioni non mi tocca. Ma non capisco questa rabbia quando la maggioranza degli italiani non ha nulla da temere». C’è chi rilancia e chiede di «allungare» la lista di Visco, chi chiede al comico un prestito, chi lo prega di dare «una risposta più riflessiva».
Il clima che si respira è ben teso e i commenti negativi si moltiplicano. C’è il caustico Leonardo Perazza: «Sputtanato in pieno! Sei peggio di Wanna Marchi, ecco qual era lo scopo delle tue chiacchiere».

E c’è Mauro, lo scolaro che supera il maestro: «Sì alle dichiarazioni pubbliche! Facciamoci il V-Day 3, anche contro Grillo, se lui non è d’accordo!». Perché a Genova dicono pure «sciuscià e sciorbì no se pêu». Soffiare e succhiare non si può. Come non si può fondare un blog al grido di «Internet è la nostra unica speranza» e poi indignarsi se in rete ci finiscono i propri guadagni. Non è che la trasparenza è diventata di parte come i giornalisti?

Marco Zucchetti per il Giornale

Maggio 1, 2008 Posted by | Uncategorized | , , | Lascia un commento