10 ANNI A TANZI, IL CAPRONE ESPIATORIO DI COLLECCHIO – È POSSIBILE CHE UN UOMO SOLO, PER QUANTO SCALTRO, ABBIA POTUTO CREARE UN BUCO DA 14 MILIARDI €? – ASSOLTE TUTTE LE BANCHE – PER GLI OBBLIGAZIONISTI TRUFFATI, ADDIO RISARCIMENTO…
Il gruppo Parmalat ancor prima che un’azienda lattiera è stato – tra la metà degli anni ’90 e il 2003, fino al momento della bancarotta -una delle principali fabbriche internazionali di titoli tossici. Nella requisitoria al processo per aggiotaggio, conclusosi con la condanna di Calisto Tanzi a dieci anni di reclusione e il proscioglimento di tutti gli altri imputati, il pubblico ministero Francesco Greco aveva fatto l’elenco delle operazioni-spazzatura che le più grandi banche d’investimento del mondo avevano cucito addosso come una camicia di forza alla Parmalat di Calisto Tanzi: cartolarizzazioni, credit default swap, convertibles notes, veicoli speciali, lease back finanziari e chi più ne ha più ne metta.
Ne era emerso un quadro devastante: negli ultimi anni prima del default il gruppo di Collecchio aveva concluso in media un’operazione di debito al mese di importo pari o superiore ai 100 milioni di euro con costi per commissioni e interessi molto gravosi che il commissario straordinario Enrico Bondi, nella relazione sulle cause dell’insolvenza, aveva quantificato, appena dopo il dissesto, in oltre 5 miliardi di euro. Ma tutto questo non è bastato a dimostrare l’aggiotaggio e ora manda a casa assolti, chi con formula piena chi per prescrizione del reato, i dirigenti italiani di Bank of America (BofA), l’istituto maggiormente chiamato in causa nel crack, insieme a Citigroup.
Francesco Greco
Da questo punto vista, al di là della condanna esemplare ma prevista di Tanzi, l’esito del processo è per l’accusa e per i risparmiatori una doccia fredda. Lo è per la Procura, che dopo la depenalizzazione del falso in bilancio aveva scelto di imperniare l’impianto accusatorio sul reato di aggiotaggio. Per di più essa ha visto cadere in prescrizione, a causa della Cirielli, l’evento che a suo giudizio avrebbe potuto inchiodare i dirigenti di Bank of America: l’aumento di capitale di Parmalat Brasil del 1999. Maè una sconfitta anche per le migliaia di obbligazionisti truffati.
In mancanza di un responsabile civile, non hanno più su chi rivalersi. Ed è una sconfitta anche per la nuova Parmalat, le cui quotazioni erano cresciute nell’attesa dei grandi risarcimenti che sarebbero potuti venire dai processi e in particolare dai processi contro le banche. Ora questa sentenza rischia di rimettere in forse ciò che fino a qualche mese fa poteva darsi per scontato.
Soprattutto rischia di rimettere in forse l’esito dei processi che sono da poco cominciati a Parma, l’altro fronte “caldo”, in cui siedono sul banco degli imputati, accusati di bancarotta fraudolenta o concorso in bancarotta, lo stesso Tanzi e gli stessi ammini-stratori, revisiori, manager bancari, banchieri che il Tribunale di Milano ha prosciolto o che col Tribunale di Milano hanno deciso di patteggiare.
Il confronto giudiziario si sposta adesso a Parma. Si preannuncia durissimo per la Procura del capoluogo emiliano, che ha fatto di tutto per evitare la grande ammucchiata, il maxiprocesso chiesto dalla difesa di Tanzi, che avrebbe dilatato oltre modo i tempi processuali e portato i reati in prossimità della prescrizione. Si vedrà nel 2009, quando i dibattimenti in corso a Parma entreranno nel vivo, se la scelta dell’accusa di spezzettare in vari rivoli l’inchiesta per bancarotta sarà quella vincente.
Enrico Bondi
Se da un lato ai Pm di Parma non rimaneva altra scelta data la vastità e la complessità delle indagini, dall’altro è indubbio che un processo spezzatino decontestualizza i reati, annacqua certe posizioni processuali, soprattutto quelle dei banchieri, e rischia di ridurre la più grande bancarotta industriale d’Europa e forse del mondo in un imbroglio da ragionieri di provincia.
Ma il crack Parmalat non è niente di tutto questo: è una vicenda che chiama in causa, accanto a primarie banche europee e italiane, le più grandi investment bank del mondo, quegli stessi colossi del credito che in questi mesi sono stati abbattuti dalla più grave crisi finanziaria dell’era moderna.
Ora, è possibile che un uomo solo, per quanto scaltro, abile, svelto, spregiudicato, abbia potuto creare un buco da quasi 14 miliardi di euro? Perché è questo il punto dolente della sentenza di Milano. L’idea che emerge dopo la lettura del verdetto è che del dissesto della Parmalat vi sia un unico responsabile: Calisto Tanzi. E che tutte le altre siano state figure di contorno, personaggi minori. Ma non è così.
Semmai è vero il contrario: Tanzi e suoi sodali, come il burbero direttore finanziario della Parmalat, Fausto Tonna, da un certo punto in avanti agirono come marionette, come ombre sullo sfondo, manovrate da banche ingorde che dai “servizi” prestati alla Parmalat hanno ricavato commissioni, interessi ed altro per miliardi e miliardi di euro.
La favola che le banche abbiano agito inconsapevolmente, che anzi siano rimaste truffate da Tanzi, non regge nemmeno dinanzi a una sentenza che manda prosciolti tutti a casa. Mai nessuna banca si accorse che Parmalat Spa aveva crediti pari a diverse volte il suo giro d’affari, che nel bilancio consolidato figuravano almeno un centinaio di società domiciliate nei più oscuri centri finanziari offshore, che una società che dichiarava in bilancio oltre 4 miliardi di euro di liquidità continuava a sfornare obbligazioni e a pagare interessi salatissimi.
Senza le coperture, la poderosa rete di connivenze ad altissmo livello che Tanzi aveva creato intorno a sé e intorno al gruppo già prima della quotazione in Borsa del 1990, l’azienda non avrebbe mai potuto sopravvivere fino al 27 dicembre 2003, quando ne fu ufficialmente dichiarata l’insolvenza. Non si passa indenni per Tangentoli se non si gode delle protezioni giuste. Eppure, tra il 1992 e il 1994, quando l’inchiesta ” mani pulite” era entrata nel vivo, il cavalier Tanzi aveva continuato a godere di grande reputazione.
Fausto Tonna
Il giudice Domenico Truppa, che ha condotto l’udienzapreliminare del troncone principale del processo per bancarotta a Parma, ha stabilito che il dissesto del gruppo Tanzi è risultato visibile a partire dal 1993, ossia in piena era di Tangentopoli. Come mai, allora, i nomi della Parmalat e di Tanzi non vennero mai fuori in quegli anni? Non è facile rispondere a questa domanda. È però un fatto che alle spalle di Tanzi agivano forze potenti.
Dov’era la Procura di Parma nel 1997 quando un onesto tecnico della città, Mario Valla, aveva accertato, con una perizia commissionata dal medesimo ufficio giudiziario, che il gruppo Tanzi era talmente indebitato da rischiare il dissesto e che senza il sostegno delle banche sarebbe crollato? Dov’era la Guardia di Finanza di Bologna? Perché nel corso dei suoi accertamenti non scoprì mai la “fabbrica dei falsi” che Tanzi e Tonna avevano impiantato a Collecchio? Come mai l’allora capo delle Fiamme Gialle, Nicolò Pollari, incontrava spesso Sergio Piccini, l’ex sindacalista della Cisl cui Tanzi aveva affidato la responsabilità delle relazioni istituzionali e che dal suo ufficio di Roma teneva i contatti e elargiva denaro a partiti e uomini politici?
Che ci facevano in Parmalat, inseriti in posizioni dirigenziali, ex graduati della Guardia di Finanza e personaggi come Romano Bernardoni, successore di Piccini, a sua volta in buoni rapporti con l’entourage di Pollari? Come mai a casa di Tanzi si svolse almeno una riunione preparatoria della riforma concordataria a cui parteciparono l’allora segretario del Psi, Bettino Craxi, e l’allora segretario di Stato Vaticano, Agostino Casaroli, gli stessi che avrebbero sottoscritto il 18 ottobre 1984 il nuovo accordo tra Chiesa e Stato?
È vero che nelle ore successive al dissesto un camion che trasportava oggetti di valore partì dalla villa del Cavaliere diretto a Roma, Oltretevere? Domande senza risposta. Che, a maggior ragione dopo la sentenza di ieri, fanno della Parmalat uno dei casi più oscuri della storia economica di questo Paese.
RAI, SCOPPIA LA BOMBA NEWCO
Non c’è pace per la Rai. In attesa dei cambiamenti ai vertici che arriveranno tra qualche mese, sono le proteste sindacali a tenere banco a viale Mazzini. Dopo lo sciopero dei montatori ecco che scoppia un’altra vertenza sindacale. Il Libersind ConfSal, sindacato autonomo tra i più diffusi, ha reso noto un comunicato, fatto recapitare alla commissione di monitoraggio della presidenza del consiglio dei ministri. Nel mirino del documento c’è l’operato della NewCo-RaiInternational, la struttura che viene etichettata come la società dei generali, con poca truppa ma con molti dubbi e costi. Secondo la nota accusatoria si è in pratica davanti all’ennesimo sperpero di denaro. La NewCo ha il compito di intraprendere la strategia vincente per commercializzare il segnale di RaiInternational nel globo.
All’inizio del 2008 l’emittente degli italiani nel mondo viene irradiata via satellite e viene ricevuta gratis dagli utenti muniti di antenna parabolica, quindi anche in Italia e in Europa, e finisce nel bouquet di Sky Italia. Passano appena pochi mesi e il 15 aprile del 2008 il segnale per l’Italia e l’Europa viene spento. Nel mirino il palinsesto e la programmazione di RaiInternational, venutisi a scontrarsi con gli interessi economici della piattaforma di Murdoch. In pratica RaiInternational mandava in diretta Ballarò e Annozero, facendo saltare dalla sedia il marketing di Sky che manda in onda gli stessi programmi in differita su Raisat, con pacchetti mirati. Come facciamo a vendere gli abbonamenti se i programmi vengono irradiati prima da un’altra emittente Rai che trasmette sulla stessa piattaforma? Si sono chiesti i venditori e presto la programmazione di RaiInternational è finita sotto accusa. Da lì a poco il segnale si è spento.
Quanto è costato tutto questo meccanismo «vuoto a perdere»? Si chiedono i sindacati. Alla luce del fatto che nel piano industriale sono previsti tagli e ridimensionamenti di strutture e personale. Secondo il Libersind anche il logo che ha fatto cambiare il nome al canale (RaiItalia), realizzato su richiesta dei vertici della NewCo, è da considerarsi come un ulteriore sperpero di denaro. «Costi a carico di tutti, vantaggi a carico di pochi» è lo slogan coniato, per l’occasione, dai sindacalisti che hanno denunciato quest’altra cloaca e i responsabili. Quanti soldi si sono spesi per allestire la struttura, logo compreso? Non è escluso che i sindacati possano fare causa alla Rai.
ALIERTA NOMINA “AMBASCIATORE “ DI TELEFONICA IL PORTAVOCE DI AZNAR, ZAPLANA, AMICO DEL CAV – IL RITORNO AL POTERE DI BERLUSCONI PUÒ PROPIZIARE RIBALTONI AI VERTICI DI TELECOM
Non c’era ieri mattina Eduardo Zaplana, da martedì scorso ambasciatore per l’Europa di Telefónica, all’incontro madrileno in cui i suoi capi (il presidente Cesar Alierta ed il numero 2 Julio Linares) hanno delineato con il vertice di Telecom (il presidente Gabriele Galateri e l’ad Franco Bernabé) il futuro della alleanza strategica iniziata l’anno scorso tra le due compagnie. La ragione? Deve ancora firmare il contratto.
Ma la sua carica, creata ex novo da Alierta e per cui ha abbandonato a sorpresa la politica, la dice lunga sull’interesse della holding spagnola per Telecom e, forse, anche per i futuri assetti della compagnia italiana. «Un politico per trattare con Berlusconi», sintetizza il quotidiano filo-socialista El País.
Del summit non è trapelato nulla. «Non siamo abituati a commentare alcunché delle nostre riunioni interne», dichiara in serata alla Stampa un portavoce di Teléfonica. Peró tutta la stampa spagnola è unanime: il principale compito di Zaplana, 52 anni, uno dei leader storici dei popolari (centro-destra) dell’ex premier Aznar, ex ministro del Lavoro, portavoce del Governo e capogruppo alla Camera, ex presidente della regione di Valencia dal ’95 al 2002, sarà quella di usare le sue relazioni politiche e personali per spianare il cammino di Alierta.
Il primo incontro tra Berlusconi e questo avvocato liberal, con il pallino della moda e dell’abbronzatura, risale al 2001: finale di Champions League tra il Valencia ed il Bayern a Milano. Zaplana condivideva il palco d’onore col presidente del Milan.
Ma l’ambasciatore europeo di Alierta (nominato da Aznar, grande amico di Berlusconi), che adesso intascherà 1 milione di euro all’anno contro i 3 mila che guadagnava da deputato, conosce bene pure Roberto Maroni e Agag, genero di Aznar, e Briatore. L’ambasciatore di Alierta, per il momento, entra nei cda di Telefónica O2 Europe e Teléfonica Repubblica Ceca ma secondo l’autorevole e conservatore Abc, presto forse metterà un piede anche in quello di Telecom al posto di Linares. Il ritorno al potere di Berlusconi, scrive l’Abc, può propiziare ribaltoni ai vertici di Telecom.
Gian Antonio Orighi, La Stampa
Bonolis a scrocco
L’altra sera, al pariolino Jeff Blynn’s, Paolo Bonolis, Cesare Lanza, cast e maestranze, si sono attovagliati per la consueta cenetta di fine produzione del programma “Il senso della vita”, che aveva appena ospitato una scoppiettante intervista al futuro sposo Flavio Briatore (ha parlato delle prossime nozze con la sexy Elisabetta Gregoraci con aria mesta manco dovesse andare al patibolo invece che all’altare). Chi ha pagato il conto della scorpacciata al Jeff? Marco Odoni, il produttore Mediaset del programma. Quando tutti l’hanno capito, dopo essersi informati bene, hanno iniziato a ordinare bottiglie di champagne millesimato a gogò. Per la gioia del proprietario del locale, Vincenzo Covone.
Cecchi Gori festeggia i 67
Vittorio Cecchi Gori ha festeggiato ieri sera al Rhome con pochi intimi i suoi 67 anni, compiuti il 27 aprile. Come regalo, gli amici gli hanno presentato la bellissima Eugenia Kucher, morona che sgambetta a “Buona Domenica”. La ragazza ha fatto subito colpo su Vittorione, deciso a scaricare la sua ultima fiamma, la bionda Daniela Polerckà – conosciuta durante i festeggiamenti per Valentino a Roma. La cecoslovaccona, intima amica anche di Silvio Berlusconi, è un po’ troppo misteriosa e sparisce spesso per andare alle feste, senza avvisare Vittorio. Che queste cose, si sa, non le tollera.
Quanto guadagnano i Vip?
Ecco i dati sulle dichiarazioni dei redditi tutti quelli che è stato possibile scaricare, prima dello stop imposto dal collasso dei computer dell’Agenzia delle Entrate e dal «niet» del Garante della Privacy Pizzetti.
Bisogna ricordare che si tratta dei redditi percepiti nel 2005 e dichiarati nel 2006 con nome, reddito dichiarato e imposta pagata: la differenza dà il reddito netto. Non sono conteggiati, naturalmente altri tipi di reddito come quelli provenienti da azioni o altri titoli (obbligazioni, Bot, Cct, fondi) per i quali c’è una differente tassazione e non vanno denunciati nella dichiarazione dei redditi
A
Abete | Luigi |
661.445 |
275.811 |
|
Acampora | Giovanni |
1.813.302 |
770.524 |
|
Accorsi | Stefano |
155.183 |
57.296 |
|
Adinolfi | Mario |
8.342 |
1.919 |
|
Albertazzi | Giorgio |
460.485 |
289.367 |
|
Alberti | Barbara |
99.508 |
34.079 |
|
Amendola | Claudio |
1.862.286 |
790.901 |
|
Amendola | Gianfranco |
171.891 |
64.981 |
|
Ammaniti | Niccolò |
408.009 |
162.694 |
|
Angiolini | Ambra |
141.344 |
51.778 |
|
Angioni | Franco |
261.341 |
86.214 |
|
Anselmi | Giulio Enrico |
278.366 |
109.994 |
|
Aquilani | Alberto |
411.973 |
167.828 |
|
Arbore | Lorenzo |
1.036.407 |
434.471 |
|
Arcuri | Manuela |
167.427 |
62.107 |
|
Arena | Raffaele |
342.585 |
138.702 |
|
Argento | Dario |
123.414 |
42.039 |
|
Armani | Giorgio |
44.963.206 |
19.324.096 |
|
Aspesi | Natalia |
375.862 |
151.802 |
|
Augias | Corrado |
481.379 |
198.383 |
B
Baglioni | Claudio |
1.407.932 |
595.736 |
|
Baldassarre | Antonio |
371.538 |
151.151 |
|
Barbareschi | Luca |
504.307 |
207.598 |
|
Barbarossa | Luca |
46.269 |
11.613 |
|
Barilla | Luca |
1.472.549 |
624.341 |
|
Bassolino | Antonio |
144.757 |
53.636 |
|
Beck | Heinz |
99.279 |
33.340 |
|
Belleri | Giuseppe |
187.546 |
69.045 |
|
Belpietro | Maurizio |
601.810 |
249.992 |
|
Benetton | Luciano |
1.635.722 |
694.750 |
|
Benigni | Roberto |
3.580.995 |
1.529.708 |
|
Beretta | Maurizio |
577.251 |
237.699 |
|
Berlinguer | Biancamaria |
97.059 |
33.243 |
|
Berlusconi | Marina |
6.265.497 |
2.684.936 |
|
Berlusconi | Silvio |
28.033.122 |
12.038.818 |
|
Bernabè | Franco |
2.083.075 |
884.268 |
|
Bernabei | Ettore |
185.609 |
71.202 |
|
Bernabei | Matilde |
247.523 |
97.394 |
|
Bertelli | Patrizio |
5.175.898 |
2.216.154 |
|
Bettega | Roberto |
1.235.235 |
522.201 |
|
Bevilacqua | Alberto |
188.107 |
71.029 |
|
Biancheri | Chiappori |
562.500 |
232.951 |
|
Bignardi | Daria |
572.760 |
237.335 |
|
Biscardi | Aldo |
786.211 |
329.066 |
|
Bisio | Claudio |
2.299.611 |
974.608 |
|
Boglione | Marco |
752.240 |
314.757 |
|
Bolaffi | Alberto |
1.040.954 |
439.000 |
|
Bollino | Carlo Andrea |
226.937 |
88.379 |
|
Bombassei | Alberto |
112.873 |
39.688 |
|
Bompiani | Adriano |
160.424 |
60.280 |
|
Bonanni | Raffaele |
71.593 |
21.785 |
|
Bonelli | F. Nicola |
10.944.168 |
4.689.983 |
|
Bonetti | Fabio |
577.001 |
238.708 |
|
Boniek | Zbigniew |
96.154 |
32.768 |
|
Bonifaci | Domenico |
552.426 |
222.804 |
|
Bonito | Oliva Achille |
428.476 |
175.210 |
|
Bonolis | Paolo |
3.860.759 |
1.650.651 |
|
Bonsignore | Vito |
1.852.219 |
785.270 |
|
Borghese | Alessandra |
12.765 |
2.935 |
|
Borgna | Giovanni |
186.631 |
70.691 |
|
Borrelli | Francesco Saverio |
153.353 |
57.065 |
|
Bova | Raoul |
621.706 |
258.179 |
|
Bracco | Diana |
2.942.588 |
1.255.211 |
|
Brachino | Claudio |
163.007 |
60.837 |
|
Branca | Giuseppe |
1.292.140 |
545.112 |
|
Brancoli | Rodolfo |
105.363 |
36.373 |
|
Braschi | Nicoletta |
1.699.365 |
717.392 |
|
Briglia | Roberto |
999.988 |
419.326 |
|
Brindani | Umberto |
499.569 |
205.806 |
|
Britti | Alessandro |
238.584 |
93.981 |
|
Busi | Maria Luisa |
102.004 |
35.251 |
|
Buy | Margherita |
113.925 |
37.945 |
C
Cairo | Urbano |
1.009.654 |
425.377 |
|
Calabrese | Pietro |
716.760 |
299.352 |
|
Caltagirone | Azzurra |
320.274 |
129.108 |
|
Caltagirone | Francesco |
1.566.682 |
664.738 |
|
Camilleri | Andrea |
1.492.453 |
629.886 |
|
Camoranesi | Mauro |
3.815.603 |
1.631.983 |
|
Campedelli | Luca |
90.937 |
30.739 |
|
Canalis | Elisabetta |
377.504 |
152.939 |
|
Canzio | Mario |
308.345 |
122.398 |
|
Capello | Fabio |
7.615.117 |
3.263.393 |
|
Caracciolo | Marella |
1.065.113 |
449.389 |
|
Cardia | Lamberto |
643.850 |
265.325 |
|
Carelli | Emilio |
450.459 |
179.183 |
|
Carnevale | Corrado |
192.112 |
73.987 |
|
Carretta | Raffaela |
125.330 |
43.758 |
|
Cavalli | Roberto |
1.516.908 |
641.540 |
|
Cenci | Tomaso |
948.489 |
399.113 |
|
Chiambretti | Piero |
457.617 |
188.165 |
|
Chiomenti | Filippo |
161.309 |
59.025 |
|
Cimminelli | Francesco |
1.313.701 |
556.281 |
|
Colao | Vittorio |
1.471.049 |
621.421 |
|
Colombo | Gherardo |
146.756 |
51.203 |
|
Confalonieri | Fedele |
4.482.521 |
1.916.240 |
|
Conti | Carlo |
988.640 |
413.471 |
|
Costacurta | Alessandro |
2.362.872 |
1.007.134 |
|
Costanzo | Maurizio |
4.290.152 |
1.833.121 |
|
Cremonini | Cesare |
3.300.461 |
32.299 |
D
Dalla | Lucio |
1.322.070 |
556.025 |
|
D’Amato | Antonio |
2.804.210 |
1.196.166 |
|
Davids | Edgar |
5.636.720 |
2.415.179 |
|
De Benedetti | Carlo |
3.301.803 |
1.405.197 |
|
De Filippi | Maria |
3.986.027 |
1.702.617 |
|
De Rossi | Daniele |
2.148.030 |
914.798 |
|
Del Debbio | Paolo |
647.809 |
267.968 |
|
Del Piero | Alessandro |
9.253.388 |
3.968.898 |
|
Del Vecchio | Leonardo |
4.584.618 |
1.962.776 |
|
Di Molfetta | Molfetta |
718.905 |
299.875 |
|
Dolce | Domenico |
29.708.241 |
12.760.958 |
|
Domenici | Leonardo |
159.944 |
59.406 |
|
Donadoni | Roberto |
416.390 |
169.771 |
|
Doni | Cristiano |
1.381.716 |
585.001 |
|
Donizzetti | Mario |
84.279 |
28.032 |
E
Eco | Umberto |
2.128.419 |
906.213 |
|
Elkann | John |
1.993.528 |
848.562 |
|
Erede | Sergio |
11.695.427 |
5.019.051 |
F
Fabiani | Alessia |
99.495 |
32.900 |
|
Faissola | Corrado |
1.471.576 |
620.284 |
|
Feltri | Vittorio |
589.726 |
244.972 |
|
Ferilli | Sabrina |
423.829 |
172.811 |
|
Ferrante | Bruno |
96.344 |
32.719 |
|
Ferrara | Ciro |
2.130.637 |
904.194 |
|
Ferro | Tiziano |
1.169.805 |
492.720 |
|
Fiacchini (Zero) | Renato |
785.001 |
328.240 |
G
Gabbana | Stefano |
29.651.255 |
12.734.013 |
|
Galateri | Gabriele |
2.358.469 |
998.377 |
|
Gattermayer | Michela |
180.629 |
69.060 |
|
Gattuso | Gennaro |
5.085.161 |
2.177.598 |
|
Gianni | Francesco |
6.600.393 |
2.828.816 |
|
Giorgianni | Elvira |
193.090 |
74.067 |
|
Gnocchi | Laura |
268.901 |
106.160 |
|
Gori | Giorgio |
414.534 |
169.264 |
|
Grande | Stevens |
6.812.512 |
2.919.817 |
|
Grasso | Aldo |
216.145 |
83.476 |
|
Greggio | Ezio |
1.532.368 |
650.308 |
|
Grillo | Giuseppe |
4.272.591 |
1.823.010 |
|
Grippo | Eugenio |
1.499.228 |
635.381 |
H
Hamaui | Daniella |
365.235 |
148.070 |
I
Insinna | Flavio |
367.595 |
149.211 |
|
Inzaghi | Simone |
2.541.844 |
1.078.560 |
L
La Rosa | Anna |
329.588 |
131.385 |
|
Lambertucci | Rosanna |
96.653 |
88.265 |
|
Laporta | Gabriele |
211.833 |
81.699 |
|
Laregina | Adriano |
189.377 |
69.243 |
|
Latella | Maria |
277.386 |
110.180 |
|
Lazzaro | Tullio |
172.277 |
65.125 |
|
Ligabue | Luciano |
792.243 |
331.765 |
|
Lippi | Marcello |
1.905.427 |
810.458 |
|
Littizzetto | Luciana |
1.824.084 |
775.441 |
M
Magnini | Filippo |
121.220 |
47.595 |
|
Maldini | Paolo |
9.287.636 |
3.984.779 |
|
Mannheimer | Renato |
180.588 |
66.179 |
|
Marcegaglia | Emma |
238.198 |
74.648 |
|
Marchetti | Piergaetano |
3.795.906 |
1.621.365 |
|
Marinella | Maurizio |
142.964 |
52.456 |
|
Mauro | Ezio |
463.695 |
180.925 |
|
Mazzoni | Alberto |
1.346.851 |
570.421 |
|
Mazzuca | Giancarlo |
221.362 |
84.550 |
|
Mieli | Paolo |
689.437 |
286.513 |
|
Moggi | Luciano |
2.356.659 |
1.003.815 |
|
Montanari | Vera |
616.014 |
253.674 |
|
Montero | Paolo |
3.532.203 |
1.510.237 |
|
Moratti | Massimo |
19.973.080 |
8.578.248 |
|
Moretti | Giovanni |
71.843 |
23.006 |
|
Mosca | Monica |
122.447 |
44.042 |
|
Muccino | Gabriele |
28.389 |
3.492 |
|
Muccino | Silvio |
269.290 |
107.007 |
N
Napoletano | Roberto |
336.165 |
135.012 |
|
Nardulli | Giovanni |
1.935.819 |
817.172 |
|
Natuzzi | Pasquale |
481.589 |
178.778 |
|
Negri-Clementi | Antonia |
142.104 |
51.054 |
|
Negri-Clementi | Gianfranco |
3.081.292 |
1.313.953 |
O
Olivera | Da Rosa Ruben |
1.746.023 |
742.064 |
|
Orfeo | Mario |
229.802 |
89.960 |
|
Oriali | Gabriele |
1.318.760 |
558.052 |
P
Padellaro | Antonio |
211.793 |
81.938 |
|
Papetti | Roberto |
158.066 |
59.358 |
|
Patruno | Pasquale |
139.333 |
51.303 |
|
Pedersoli | Alessandro |
3.236.064 |
1.380.855 |
|
Pedersoli | Antonio |
1.897.370 |
806.785 |
|
Pedersoli (Bud Spencer) | Carlo |
2.716.573 |
1.158.781 |
|
Pedersoli | Giovanni |
933.081 |
388.802 |
|
Pesenti | Pigna |
758.655 |
317.612 |
|
Prada | Bianchi |
5.128.995 |
2.195.464 |
|
Punzo | Giovanni |
7.406.524 |
3.175.555 |
R
Rivera | Giovanni |
204.987 |
77.402 |
|
Romagna | Manoja |
226.510 |
87.569 |
|
Romano | Massimo |
166.101 |
57.382 |
|
Rossella | Carlo |
808.358 |
338.879 |
|
Rossi | Guido |
3.064.091 |
1.308.618 |
|
Rosso | Renzo |
20.278.343 |
8.709.855 |
S
Saccà | Agostino |
617.029 |
256.549 |
|
Santoro | Michele |
118.752 |
42.146 |
|
Sanzotta | Giuseppe |
151.563 |
56.562 |
|
Saravalle | Alberto |
2.145.008 |
907.100 |
|
Savino | Nicola |
201.647 |
75.995 |
|
Scalfari | Eugenio |
418.585 |
171.382 |
|
Scavolini | Valter |
567.546 |
235.435 |
|
Seghetti | Roberto |
103.393 |
35.604 |
|
Sgarbi | Elisabetta |
141.938 |
50.678 |
|
Signorini | Alfonso |
410.687 |
164.943 |
|
Spinelli | Aldo |
567.399 |
235.296 |
|
Sutti | Alfredo |
1.850.299 |
784.959 |
|
Sutti | Stefano |
244.646 |
96.510 |
T
Tatangelo | Anna |
47.133 |
13.745 |
|
Thuram | Julien |
7.582.195 |
3.251.618 |
|
Toffoletto | Alberto |
1.131.572 |
475.442 |
|
Toffoletto | Franco |
784.224 |
327.745 |
|
Tonucci | Mario |
1.046.730 |
439.282 |
|
Totti | Francesco |
10.085.431 |
4.327.880 |
|
Travaglio | Marco |
282.280 |
111.982 |
|
Trezeguet | David |
9.256.416 |
3.971.533 |
|
Tronchetti Provera | Marco |
8.159.500 |
3.495.588 |
V
Vaccari | Lanfranco |
269.679 |
107.197 |
|
Vallino | Fiorenza |
202.590 |
78.504 |
|
Ventura | Simona |
1.977.193 |
710.727 |
|
Veronesi | Alessandro |
64.011 |
20.234 |
|
Veronesi | Umberto |
1.784.502 |
749.024 |
|
Versace | Donatella |
2.208.865 |
922.063 |
|
Versace | Santo |
1.811.807 |
769.816 |
|
Vieri | Christian |
22.428.956 |
9.635.596 |
|
Visco | Vincenzo |
130.394 |
42.245 |
|
Vitagliano | Costantino |
463.785 |
189.886 |
W
Winteler | Daniel |
5.229.471 |
2.239.462 |
CARO BEPPE, HAI QUALCOSA DA NASCONDERE?
Nella sua Genova direbbero che «o meize de ciòule o ven pe tutti». Il periodo delle cipolle (e quindi delle lacrime) viene per tutti. Anche per Beppe Grillo, più abituato a sudare che a piangere. Per mandare in crisi il governo ombriciattola di Savonarola è bastato poco: giusto l’ennesimo intervento sul sito. Che stavolta però ha raccolto ben pochi proseliti tra gli adepti dei «vaffa» e che rischia di diventare un boomerang tra quanti già contestavano al comico l’invito all’astensione in occasione delle elezioni politiche.
Tutto nasce dalla presenza del reddito di Grillo nella tabella pubblicata da Italia Oggi: nel 2005, nelle sue tasche sono finiti 4.272.591 euro. Come Maurizio Costanzo, il triplo di Caltagirone, più di quanto dichiarato da Santo e Donatella Versace insieme. Vuoi per l’attenzione molto zeneize alle palanche, vuoi per un’improvvisa passione per la privacy dopo mesi di strali contro i truffatori, fatto sta che Grillo si indigna: «È una follia. Dopo l’indulto, questo ex governo di imbelli, presuntuosi e deficienti fornisce ai criminali le informazioni sul reddito dei contribuenti. Pagare le tasse così è troppo pericoloso, meglio una condanna per evasione fiscale. Scriviamo a Tremonti perché ristabilisca le regole».
Insomma, fuoco e fiamme contro l’operazione trasparenza, tacciata di fomentare «odi familiari», «rapine in villa» e racket. Fuoco e fiamme spente tuttavia dai suoi discepoli, allibiti, delusi o adirati. «La mafia non ha bisogno di internet – scrive Stefano Alimonti -. Caro Beppe, hai qualcosa da nascondere? ». E ancora Fabio: «Devi fare il bastian contrario anche quando ci sono aperture sulla trasparenza? La gente poi si stanca. Anche di te». E Francesco: «Vogliamo la libertà di informazione? Questa era la volta giusta. Hai sbagliato». Quel che secca ai grillini è che da lui, censore del malcostume, ci si aspettava un plauso all’apertura. Invece, ecco che Grillo si avvita sul suo livore e strepita.
E stupisce anche i più affezionati, come Mauro: «Io ho partecipato ai V-Day e che Grillo guadagni 4 milioni non mi tocca. Ma non capisco questa rabbia quando la maggioranza degli italiani non ha nulla da temere». C’è chi rilancia e chiede di «allungare» la lista di Visco, chi chiede al comico un prestito, chi lo prega di dare «una risposta più riflessiva».
Il clima che si respira è ben teso e i commenti negativi si moltiplicano. C’è il caustico Leonardo Perazza: «Sputtanato in pieno! Sei peggio di Wanna Marchi, ecco qual era lo scopo delle tue chiacchiere».
E c’è Mauro, lo scolaro che supera il maestro: «Sì alle dichiarazioni pubbliche! Facciamoci il V-Day 3, anche contro Grillo, se lui non è d’accordo!». Perché a Genova dicono pure «sciuscià e sciorbì no se pêu». Soffiare e succhiare non si può. Come non si può fondare un blog al grido di «Internet è la nostra unica speranza» e poi indignarsi se in rete ci finiscono i propri guadagni. Non è che la trasparenza è diventata di parte come i giornalisti?
Marco Zucchetti per il Giornale
-
Archivi
- dicembre 2008 (1)
- Maggio 2008 (6)
-
Categorie
-
RSS
Entries RSS
Comments RSS